TEATRO PER LA SCUOLA


Stagione teatrale per la scuola 2024 - 2025
al Teatro Comunale ‘Il Blasco’ a Zocca



VIA DAL BANCO!
(tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 10.00)



date da definire
TEATRO EVENTO - ILARIA GELMI
LA PASTORA



di e con: Ilaria Gelmi
liberamente tratto da “Al Presepi” di Alfredo Zerbini
età consigliata: dai 3 agli 8 anni

E' la storia della nascita di Gesù raccontata attraverso gli occhi di una pastora, rappresentata come un quarto re magio, un re magio dei poveri che, vedendo Gesù al freddo senza niente, torna a casa a prendere quello che ha: un sacco di lana. Per un attimo si vergogna di porgere il suo dono di fianco a quello dei re magi, ma con l’oro e con l’incenso non ci si scalda. Così torna alla stalla giusto in tempo prima che Giuseppe, Maria e Gesù ripartano. Saranno i bambini ad aiutarla a far arrivare la lana a Gesù. E’ una storia che parla di solidarietà, quella semplice, diretta e umana senza alcun secondo fine. La Pastora dà vita ai vari personaggi utilizzando la lana che diventa Gesù bambino, la barba del Re Magio, la stella cometa e tante altre presenze ed oggetti.



date da definire
TEATRO EVENTO - SILVIA SCOTTI
YAKOUBA E IL LEONE



testo: Silvia Scotti
regia: Silvia Scotti
in scena: Silvia Scotti
maschere e oggetti di scena: Angela Pezzi
sedia: Donatello Galloni
costumi: Loretta Ingannato, Angela Pezzi
tipologia: teatro d'attore e oggetti animati
età consigliata: dai 5 ai 10 anni

“Non saranno né la lancia né i sassi a renderti più forte del leone, sarà il tuo coraggio a fare la differenza”

YAKOUBA E IL LEONE è una una storia di iniziazione che trae i suoi riferimenti dalla cultura Masai e si allarga nello sforzo di raccontare le difficoltà e gli ostacoli che si incontrano nel percorso per diventare grandi. “Esprimi il tuo desiderio perché dove c’è sogno c’è sempre realtà”, questa è la frase che tutt’ora viene consegnata ai giovani nei villaggi, nel centro dell’Africa, prima di essere ammessi alla vita adulta. Il protagonista, come tanti altri coetanei desidera diventare guerriero e per raggiungere il suo desiderio “si mette in cammino”.

È un giorno importante al villaggio, intorno ai ragazzi, seduti immobili, incalzano i preparativi per una grande festa. I ragazzi sono in attesa, ognuno di loro desidera diventare guerriero valoroso e rispettato. Aspettano che il “clan degli anziani” affidi loro una prova e solo chi riuscirà a superarla diventerà guerriero. Inizia per il protagonista un viaggio solitario nella foresta: scopre i rumori della notte, l’inquietudine del buio, la ferocia degli animali; deve cercare un leone e lottare con lui per dimostrare a tutti il suo coraggio, ma il leone che incontra è già ferito. Può ucciderlo e diventare un guerriero agli occhi dei compagni, o accettare il patto di alleanza che il leone gli propone. Questa storia ha molti ingredienti in comune con le fiabe tradizionali: la dimensione del rito; l’eroe (il protagonista) che vuole acquisire un ruolo utile per la sua comunità; la figura del mentore (il nonno), che fra gli anziani del villaggio accompagna il protagonista; le prove da superare; l’incontro con l”altro”; l’antagonista (il leone); il confronto con la paura che fa scoprire risorse e capacità e il tema della scelta individuale. Di questi ingredienti non sono rimaste molte tracce nei percorsi di crescita dei ragazzi di oggi. Proprio per questo motivo lo spettacolo può incantare e colpire un giovane pubblico fatto di bambini e bambine che desiderano “diventare grandi”, non sanno come fare e acquisiscono sempre più in ritardo rispetto al passato autonomie e responsabilità, perché manipolati dai media o immersi in dinamiche complesse con gli adulti di riferimento. I giovani spettatori possono immedesimarsi nella sfida del protagonista: compiere una scelta, rinunciare al proprio desiderio e affrontarne le conseguenze. Si diventa guerrieri uccidendo senza fatica un leone già ferito? Qual’è l’azione che davvero dimostra coraggio? Il protagonista mette a rischio il proprio desiderio, sicuro che “dove c’è sogno ci sia sempre realtà”.

L’attrice in scena narra la storia divertendosi a “mostrare” differenti personaggi. L’utilizzo essenziale della parola lascia spazio all’azione e alle immagini che vengono create. La maschera permette di dare corpo e voce alla presenza degli animali. Lo stile essenziale della scena lascia al pubblico la possibilità di entrare nel racconto e immaginarne i particolari.



date da definire
TEATRO EVENTO - ALESSANDRA TOMASSINI
LA SIRENETTA



liberamente ispirata all'omonima fiaba di Hans Christian Andersen
progetto, adattamento scenico e narrazione: Alessandra Tomassini
musiche originali: Alfredo Laviano
disegno luci: Vincenzo De Angelis
scenografie: Gioacchino Gramolini
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 7 agli 11 anni

“In alto mare l’acqua è azzurra come i petali del più bel fiordaliso e limpida come il cristallo più puro…”
Inizia così una delle fiabe più conosciute e amate di Hans Christian Andersen, la cui protagonista è una piccola sirena alle prese con il suo mondo interiore e il desiderio di conoscere quello umano al quale vorrebbe tanto appartenere. Lo struggimento aumenta quando allo scoccare del suo quindicesimo compleanno le viene dato il permesso di salire in superfice qui incontrerà un giovane principe a cui salverà la vita durante una tempesta e del quale si innamorerà, determinando così il suo inesorabile destino. La Sirenetta, oltre ad esprimere l’immagine della sirena romantica nella quale convivono simboli e archetipi di culture diverse, è una fiaba che parla del difficile processo e del sacrificio che il cambiamento interiore comporta: il passaggio dall’età infantile all’età adulta prevede il disagio dell’incompletezza, del non essere né carne né pesce, dentro il quale la protagonista è immersa costantemente. Ma la Sirenetta è anche una fiaba d’iniziazione che prevede la rinuncia di alcune parti di sé per poter rinascere a nuova vita: l’abbandono dei legami di sangue permette di accedere al mondo di sopra e a quei legami di cuore ai quali l’animo umano ambisce sempre perché portatori di valore e ricchezza nell’esistenza di ciascun individuo.



date da definire
TEATRO EVENTO
(NON) VOGLIO ANDARE A SCUOLA



testo: Giorgio Scaramuzzino
regia: Giorgio Scaramuzzino
in scena: Giorgio Scaramuzzino
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dagli 8 ai 14 anni

Pur di andare a scuola Jackson attraversa la savana (facendo attenzione ai leoni!); Viki raggiunge a piedi la periferia di una metropoli attraverso distese fangose; altri ragazzi fanno lezione all’aperto nel deserto. Sacrifici inimmaginabili, a cui fanno da ironico contrasto i video in cui i nostri ragazzi raccontano perché loro, invece, a scuola non ci vorrebbero andare mai. In un contesto sociale dove la scuola pubblica viene privata di finanziamenti fondamentali ed è considerata, soprattutto dalla politica, come un aggravio di spesa e non un potenziale di riscatto sociale, ci sembra necessario una riflessione sull’importanza dell’istituzione scolastica nella vita privata e sociale di ogni individuo. La dispersione scolastica, la sfiducia, gli edifici che cadono a pezzi non favoriscono certo un sentimento di attrazione nei confronti del percorso educativo. D’altro canto nel mondo, “andare a scuola” può diventare l’unico elemento per un futuro sostenibile. Quali e quante sono le difficoltà che hanno i ragazzi nel mondo che ostacolano il viaggio verso la scuola? Quali sono gli ostacoli logistici e politici che privano di un diritto fondamentale sancito dalla convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia e della gioventù dell’uomo? Il teatro forse, essendo espressione e comunicazione interpersonale, può arrivare a far scaturire momenti di riflessione: 1) Cosa significa per i nostri alunni andare a scuola? 2) Quali aspettative hanno rispetto al loro percorso scolastico? 3) Quali ostacoli si hanno nel viaggio verso la scuola? 4) In che cosa può migliorare la nostra scuola? 5) Perché è necessaria e fondamentale in una società avanzata l’esistenza di una istituzione pubblica ed efficiente? 6) Cosa spinge l’uomo ad aver sete di istruzione? 7) Che differenza c’è oggi con la scuola del passato? 8) Quale scuola immaginiamo nel nostro futuro?