TEATRO PER LA SCUOLA


Stagione teatrale per la scuola 2023/2024
al Teatro Comunale La Venere a Savignano



TRACCE DI TEATRO
proposte per le scuole superiori
(tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 10.00)



giovedì 16 novembre 2023
IL TEATRO NEL BAULE
ALL'OMBRA
DI UN GROSSO NASO
La storia di Cyrano de Bergerac




drammaturgia e regia: Sebastiano Coticelli e Simona Di Maio
in scena: Sebastiano Coticelli, Simona Di Maio, Dimitri Tetta
luci: Paco Summonte
scene di Francesco Felaco
musiche originali: Dimitri Tetta
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 14 ai 18 anni

Tre attori per tanti personaggi in un gioco tra corpi e ritmi. La storia di un amore impossibile, di una guerra, di un attore svampito e di un uomo coraggioso. Chi non conosce il grande Cyrano? Un eroe romantico ma allo stesso tempo un personaggio straordinariamente moderno. Cyrano grande poeta e spadaccino è innamorato della bella cugina Rossana, la quale a sua volta è innamorata di Cristiano, un giovane bello ma un po' ignorante. Cyrano non osa svelare il suo amore perché sa che a causa del suo grosso naso non può essere corrisposto, ma si offre di aiutare Cristiano, incapace di dichiararsi a Rossana, nella scrittura delle più belle lettere d’amore. Ma l’arrivo improvviso di una guerra cambia tutti i destini... La storia di Cyrano, scritta da Rostand, è un mito senza tempo, che ribalta il mondo dell’apparenza; è un inno al valore, al romanticismo, alla poesia. Una pièce molto ironica e allo stesso tempo commovente, scritta con un linguaggio che affascina grandi e piccini. Una storia in cui l'amore vince e la vera bellezza è nascosta dietro l'ombra di un grosso naso.



venerdì 2 febbraio 2024
TEATRO DELLE TEMPERIE
IL CIRCO CAPOVOLTO



Liberamente tratto dal romanzo di Milena Magnani
di e con: Andrea Lupo
regia: Andrea Paolucci
musiche originali: David Sarnelli
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 14 ai 18 anni

Due storie parallele ma strettamente intrecciate, quella di Branko e quella di suo nonno Nap’apò, due generazioni di rom in questa Europa in cui le etnie nomadi hanno vissuto e vivono ancora vite separate, vite “a parte”. Una generazione è finita nei campi di concentramento, la successiva nei campi rom alle periferie delle grandi città. Branko Hrabal in fuga dall’Ungheria si rifugia in un campo rom in Italia. Porta con sé dieci scatoloni contenenti quel che rimane del famoso circo ereditato da suo nonno. Circo che ha dovuto bruscamente interrompere la sua attività durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti ne hanno prima rinchiuso e poi sterminato tutti gli artisti. Branko non sa che farsene di questa eredità pesante ed ingombrante. Ma nel campo trova un gruppo di bambini curiosi che lo obbligano a raccontare la storia di quel circo, che è la storia della sua famiglia e che è in sintesi la storia dell’Europa da cui tutti discendiamo. Branko si trova così a ripercorrere l’epopea della propria famiglia, dalla gioia, dall’incantamento e dallo stupore che il circo di suo nonno sapeva portare in giro per tutta Europa, fino alla fuga, alla deportazione, alla reclusione e allo sterminio. Sette bambini lo ascoltano con occhi pieni di incantamento e trovano finalmente fra un trapezio, cinque clave e qualche vecchio costume una nuova speranza di riscatto e di felicità. Fra gente del campo che non è neppure più in grado di immaginare un domani per sé e per la propria famiglia c’è ancora invece chi riesce a vedere una possibilità di futuro: quei sette bambini che trasformano la storia della famiglia di Branko in energia nuova e voglia di riscatto. Nascosti nelle cantine di un vecchio palazzo abbandonato, ispirati da Branko lavorano sodo e alla fine riescono a dar vita ad un nuovo circo... un loro nuovo circo... un circo sottoterra... un circo capovolto.



mercoledì 28 febbraio 2024
ELSINOR TEATRO - COMPAGNIA RODISIO
CROSS THE LINE



drammaturgia e regia: Manuela Capece e Davide Doro
in scena: Salvatore Alfano e Gaia Barili
collaborazione artistica: Jon Beney
luci e suono: Silvia Baiocchi
tipologia: teatro d'attore, danza
età consigliata: dai 14 ai 18 anni

Linea. Limite. Confine. Conflitto.
Riusciamo a vedere le linee che ci circondano? La linea può essere una protezione? Quand’è che una linea diventa un limite? Cosa significa superare quel limite? Che cosa significa oltrepassare quella linea? Le costruzioni esterne si riflettono dentro di noi? Le mura fuori si ripetono dentro? Andare oltre Lingua Religione Colore della pelle Genere Radici Famiglia Gruppo di appartenenza Età Possibilità Sogni Aspettative C’è sempre una linea accanto a noi. Ci camminiamo di fianco o la oltrepassiamo più volte, ci dice quando fermarci o ci ricorda dove volevamo andare. Sono le nuove e antiche architetture che disegnano le cittá come i confini naturali che da sempre uniscono e separano. Ci sono linee fisiche, ben visibili e chiare a tutti, e ci sono linee immaginarie, che nessuno ha mai visto ma che sono altrettanto chiare. Ci sono linee che si muovono nello spazio e altre che viaggiano nel tempo. Ci sono linee interiori, limiti più o meno valicabili dentro ognuno di noi. C’è sempre un qui e c’è sempre un oltre. C’è sempre un IO e c’è sempre un ALTRO. Da questa parte ci sono io. Il mio spazio, le mie cose, il mio modo di essere e di fare. Da questa parte c’è il mio mondo. Oltre la linea ci sei tu. La linea è l’espressione di un conflitto. È il conflitto che separa l’io superficiale dall’Io interiore. È la distanza complessa tra reale e virtuale. È un muro che divide un paese, è l’orizzonte che si modella tra centro e periferia. Abbiamo sempre un limite da superare. Dentro e fuori da noi. Attraversare la linea significa scegliere.



venerdì 1 marzo 2024
COMPAGNIA NARDINOCCHI/MATCOVICH
ARTURO



di e con: Laura Nardinocchi e Niccolò
scene: Fiammetta Mandich
suoni: Dario Costa
luci: Marco Guarrera
illustrazioni: Margherita Nardinocchi
tipologia: teatro d'attore
età consigliata: dai 14 ai 18 anni

Arturo non è uno spettacolo, bensì un accadimento, un incontro. È nato durante un viaggio in Puglia, d’estate, in un pessimo ristorante. Qui Niccolò ha manifestato a Laura il desiderio di costruire insieme un lavoro che avesse come tema il rapporto con i propri padri, con la perdita dei propri padri e che fossero proprio lui e Laura in scena, pur essendo autori e non attori. Arturo è così diventato la forma della loro memoria, in cui i racconti, i giochi, le date, gli aneddoti, le parole si sono trasformati in pezzi, per la precisione dodici, di un grande puzzle. Un gioco a cui gli spettatori non solo assistono come testimoni, ma sono anche invitati a partecipare attivamente: alcuni scrivono un proprio pensiero sul padre, mentre altri scrivono i titoli delle scene sui pezzi di puzzle, aggiungendo qualcosa di personale intorno alla figura del padre. Qual è il rapporto con i padri e cosa resta (resterà) alla loro scomparsa? I pezzi capovolti vengono poi disposti nello spazio e svelati casualmente, così che le scene possano agire come i ricordi: arrivano all’improvviso, senza poterli prevedere. Arturo ha quindi una struttura mutevole, non replicabile e dalle “infinite” combinazioni: l’ordine delle scene nelle varie repliche sarà sempre differente. Arturo vuole trasformare il dolore in atto creativo, con l’intento di rendere una memoria privata collettiva e universale. Motivazione della Giuria del Premio Scenario Infanzia 2020 Arturo affronta in modo sobrio e composto il dolore per la morte del padre senza mai scadere nella retorica e riunendo in un’emozione autentica le nuove generazioni e il pubblico adulto. Lo spettacolo ci invita a riflettere sulla figura del padre e a confrontarci col tema della morte, spesso tabù sulla scena e nella vita. Utilizzando un interessante dispositivo drammaturgico, lo spettacolo si modula diversamente grazie all’interazione con gli spettatori e chiede ogni volta ai due interpreti di rendere unica e irripetibile la loro performance. Un teatro di verità che, grazie all’autenticità dei due protagonisti, rende incerto il confine della rappresentazione.



martedì 12 marzo 2024
TEATRO EVENTO - TEATRO AL QUADRATO - TUPAMAROS
ALFONSINA CORRIDORA



testo: Maria Giulia Campioli
da un'idea di: Claudia Bulgarelli
regia: Maria Giulia Campioli
in scena: Maria Giulia Campioli e i musicisti Francesco Grillenzoni e Stefano Garuti dei "Tupamaros"
tipologia: teatro d'attore, musica e canzoni dal vivo
età consigliata: dai 14 ai 18 anni

Una storia di riscatto e passione: quella di Alfonsina Morini in Strada, la prima donna che ha partecipato al Giro d'Italia. Nel Regno d'Italia di inizio '900, Alfonsina apre la strada alle donne nello sport più epico ed eroico di tutti i tempi e conquista, tappa dopo tappa, la sua libertà e l'affetto popolare, Lo spettacolo utilizza i linguaggi artistici del teatro, della musica e delle video proiezioni. La storia di Alfonsina è l’occasione per affrontare con i ragazzi e le ragazze tematiche quali parità di genere, diritti universali, riscatto sociale. Molteplici sono le materie di studio che presentano connessioni e possibilità di approfondimento in relazione allo spettacolo:
Storia: analisi del periodo storico del primo ‘900 e a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale
Italiano: lettura del romanzo per ragazzi “Più veloce del vento” di Tommaso Percivale, Ed. Einaudi Ragazzi
Educazione civica: evoluzione dei diritti delle donne nel secolo scorso
Motoria: analisi dell’evoluzione del sistema sportivo e della preparazione atletica degli agonisti negli ultimi cento anni
Alfonsina Morini nasce in una famiglia di contadini. Ben presto si appassiona al ciclismo e partecipa a numerose competizioni locali. Nei paesi in cui sfrecciava con la sua bicicletta viene soprannominata “il diavolo in gonnella”. Continuamente osteggiata dalla famiglia per la sua passione a 24 anni, nel 1915, sposa Luigi Strada, cesellatore che, invece, la incoraggia e addirittura le regala, il giorno delle nozze, una bicicletta da corsa nuova. L’anno successivo i due si trasferiscono a Milano, dove Alfonsina comincia ad allenarsi con serietà. Nel 1924 partecipa, prima donna in assoluto, al Giro d’Italia. Parte e compie regolarmente 4 tappe: la Milano-Genova (arrivando con un’ora di distacco dal primo ma precedendo molti rivali), la Genova-Firenze (in cui si classifica al cinquantesimo posto su 65 concorrenti), la Firenze-Roma, giungendo con soli tre quarti d’ora di ritardo sul primo e davanti ad un folto gruppo di concorrenti, e la Roma-Napoli dove conferma la propria resistenza. Nella tappa L’Aquila-Perugia, invece, Alfonsina arriva fuori tempo massimo. A quel punto i giudici si dividono in due fazioni: chi vuole estrometterla e chi è favorevole a farla proseguire. Il direttore della Gazzetta, Emilio Colombo, che aveva permesso la partecipazione di Alfonsina al Giro e aveva capito quale curiosità suscitasse nel pubblico la prima ciclista italiana della storia, propone un compromesso: ad Alfonsina sarà consentito proseguire la corsa, ma non è più considerata in gara. Lei acconsente e prosegue il suo Giro. All’arrivo di ogni nuova tappa viene accolta da una folla che la acclama, la festeggia, la sostiene con calore e partecipazione. Alfonsina continua a seguire il Giro fino a Milano, osservando gli stessi orari e gli stessi regolamenti dei corridori.